Operazione aeronavale ONU per bloccare traffico d’armi e migranti in Libia

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di Salvo Barbagallo

 

Mentre in Italia, in Europa, in tutto il mondo si combatte strenuamente per vincere la pandemia del Coronavirus, passa (quasi) inosservata l’operazione “Eunavfor Med Irene” dell’ONU che ha preso il via ieri (1 aprile) e si protrarrà sino al 31 marzo del prossimo anno, per bloccare il traffico d’armi e di esseri umani in Libia. Nel comunicato dell’ONU vengono specificate le finalità dell’operazione: “l’attuazione dell’embargo delle Nazioni Unite sulle armi attraverso l’uso di assetti aerei, satellitari e marittimi. In particolare, la missione sarà in grado di ispezionare le navi in alto mare, al largo delle coste libiche, sospettate di trasportare armi o materiale correlato da e verso la Libia conformemente alla Risoluzione n° 2292 (2016) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. Scopo “secondario” della “Eunavfor Med Irene” quello di “contribuire alla disarticolazione del modello di business delle reti di contrabbando e traffico di esseri umani”. L’operazione aeronavale, che sarà sotto la guida dell’Ammiraglio Fabio Agostini, sarà sotto la supervisione degli Stati Membri dell’Unione Europea, che eserciteranno il controllo politico e la direzione strategica attraverso il Comitato Politico e di Sicurezza (COPS), sotto la responsabilità del Consiglio e dell’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza. All’operazione prenderanno parte navi delle Marine militari di Italia, Francia, Spagna, Germania e Finlandia.

Come sottolinea Gianandrea Gaiani sul giornale online “Analisi DifesaL’Operazione Irene ha preso il via dopo un lungo braccio di ferro tra i Paesi Ue preoccupati dell’accoglienza di eventuali migranti illegali attirati dalla presenza delle navi europee. E’ questa la ragione per cui il compito secondario di “contribuire alla disarticolazione del modello di business delle reti di contrabbando e traffico di esseri umani” verrò espletato solo “attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento con mezzi aerei”. Di fatto pur di non effettuare respingimenti in Libia di immigrati clandestini soccorsi in mare la missione Ue rinuncia a effettuare un reale controllo dello spazio marittimo lungo le coste della Tripolitania Occidentale interessate dai traffici impiegando le navi. Per scongiurare il rischio di imbattersi in migranti l’Operazione Irene effettuerà i pattugliamenti per contrastare violazioni all’embargo sulle armi al largo delle coste tra Tripolitania e Cirenaica, a est delle rotte seguite da barconi e gommoni carichi di clandestini e si appresta a ritirarsi verso i porti europei se all’orizzonte apparissero gommoni e barconi.

A nostro avviso, è come dire che per i gommoni di clandestini che si apprestassero a lasciare il suolo africano della Libia per raggiungere le più vicine coste dell’Europa, quelle della Sicilia cioè, non sono previste particolari misure di contrasto. Come evidenzia ancora Gianandrea Gaiani, ci troviamo di fronte a Una decisione politica che mina fortemente la deterrenza militare dell’operazione navale Ue poiché ai contendenti libici basterà mettere in mare qualche barcone o gommone di immigrati illegali per rendere agevole il passaggio di navi cariche di armi in violazione dell’embargo ONU.

C’è da chiedersi l’effettiva “utilità” di questo dispiego di forze aeronavali “europee” innanzitutto considerando che le fabbriche d’armi continuano tranquillamente la loro attività e quindi hanno necessità di “smerciare” i loro prodotti di morte, e lo fanno là dove c’è maggiore richiesta, e che, come afferma Gaiani, Di fatto pur di non effettuare respingimenti in Libia di immigrati clandestini soccorsi in mare, la missione Ue rinuncia a effettuare un reale controllo dello spazio marittimo lungo le coste della Tripolitania Occidentale interessate dai traffici impiegando le navi.

Tutto ciò mentre imperversa mietendo migliaia di vittime la pandemia del Coronavirus. Qualcosa, a quanto pare, non torna…

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